La Nueva España, attuale Mexico, fu nel secolo XVII uno straordinario punto d’incontro tra culture e tradizioni molto diverse tra loro, quella dei colonizzatori spagnoli e portoghesi, quella degli indios americani e quella degli schiavi portati in massa dall’africa. Questo stato di cose produsse una particolarissima combinazione di linguaggi, musiche, ritmi, strumenti, scritture, dove la lingua nauhatl si confondeva con il bantù, i dialetti della Guinea e dell’Angola con lo spagnolo ed il portoghese, la scrittura polifonica europea si arricchiva di ritmi e danze tribali, i violini e i violoncelli si trovavano a suonare accanto strumenti dalla forma particolare realizzati con materiali esotici. Questa musica singolare, che affondando le radici nel Rinascimento e nel Barocco si trasformò in seguito nel linguaggio musicale centro e sudamericano, adesso arriva a noi, in un immaginario viaggio di ritorno delle caravelle, per restituirci intatta l’immagine preziosissima di come eravamo e aiutandoci a capire come siamo adesso.